Tra le molte tradizioni del suo passato che San Severo conserva, particolarmente significativi sono i riti tardo-barocchi della Settimana Santa. I riti della Settimana Santa sanseverese prendono avvio con le Via Crucis viventi realizzate da numerose parrocchie cittadine. La mattina del Giovedì Santo nella Cattedrale il Vescovo presiede la Messa Crismale, durante la quale vengono benedetti gli Olii Santi, mentre la sera ha luogo la celebrazione, nelle parrocchie cittadine, in Coena Domini, memoriale dell’Istituzione dell’Eucarestia. Gli altari della Reposizione vengono adornati di drappi rossi con tabernacolo, dove verrà collocata l’Eucaristia. Ai piedi dell’altare della Reposizione vengono posti i “Sepolcri”, formati da semi di frumento fatti germogliare al buio nel periodo della Quaresima, abbelliti di fiori e immaginette di Gesù e della Vergine Addolorata. Il Venerdì Santo, all’alba, tre processioni prendono avvio contemporaneamente. Dalla chiesa della Pietà, con la imponente e sfarzosa statua settecentesca della Addolorata, a cura della Arciconfraternita dell’Orazione e Morte, denominata anche “dei Nobili”. Dalla chiesa della Trinità, con l’immagine lignea del Cristo legato alla colonna a cura della Arciconfraternita del Rosario. Dalla chiesa di S. Agostino, con i penitenti incappucciati che portano a spalla la pesante Croce del Cireneo, a cura della Arciconfraternita del Soccorso. I tre sacri cortei convergono nell’antica piazza del Castello, dove avviene il commovente “Incontro”: le statue dell’Addolorata e del Cristo “corrono” l’una verso l’ altra, ma l’abbraccio tra la Madre e il Figlio è impedito dalla Croce, che si pone improvvisamente tra loro. La mattina del Venerdì Santo, per le vie di San Severo, ha luogo la tradizionale processione dell’Addolorata e di Gesù Flagellato.
Il più rappresentativo tra i riti è il simbolico “Incontro” tra le statue di Gesù alla colonna e l’Addolorata che, portate a spalla dalle Confraternite, corrono l’una incontro all’altra, mentre, tra le due Statue, giunte ormai vicine, viene innalzata la nera e pesante Croce, che pone termine all’ansiosa corsa della Madre e del Figlio. La Croce, in legno massiccio di colore nero, è molto semplice e riporta anteriormente solo il cartiglio con la scritta “I.N.R.I.”. Il portatore di questa pesante Croce è chiamato “Cirenèo”, indossa un saio bianco ed ha il volto coperto da un cappuccio; costui procede scalzo, ed è un penitente o un devoto, e di lui sono note le generalità solo al Rettore del Santuario del Soccorso. La Croce della Chiesa di S. Agostino, portata a spalla dal Cireneo, esce dalla sua Chiesa verso le ore 6,20 e, percorrendo Via Soccorso e Via Raffaele Recca, giunge a Piazza Castello, dove passa davanti alla Statua della Addolorata, nei pressi del Campanile di San Giovanni, e va a disporsi nel punto ove avverrà l’”Incontro”. La sera del Venerdì Santo, dalla Chiesa di S. Lucia e a cura della Confraternita del SS. Sacramento, esce la processione del Cristo Morto, racchiuso in una fastosa urna barocca, seguito dalla pregevole statua della Addolorata. Insieme percorrono tutto il centro storico. Al rientro della processione vengono chiuse le porte, le due statue vengono tolte dalla pedana e dall’ urna e vengono esposte sull’altare maggiore per la funzione della Deposizione. Aperte le porte della Chiesa di S. Lucia, dopo la Funzione, i simulacri del Cristo Morto e della Madonna vengono esposti alla venerazione e al bacio da parte dei fedeli, raffigurando una suggestiva e commovente Deposizione.
La Settimana Santa a San Severo è un momento di profonda spiritualità, devozione e partecipazione collettiva, durante il quale la comunità si riunisce, con senso identitario, per celebrare la Pasqua almeno dal 1838 in base alle fonti storiche. Per le sue peculiarità, questa Settimana Santa meriterebbe di essere conosciuta e valorizzata poiché, al di là del suo valore prettamente religioso, rappresenta un volano per l’economia locale, grazie alla valorizzazione degli aspetti demo-etno-antropologici. La Settimana Santa di San Severo rappresenta un richiamo importante per il turismo religioso. L’economia cittadina beneficia degli eventi che vengono organizzati e che rappresentano un motivo di attrazione turistica anche a livello culturale, per l’alto livello artistico delle bande musicali cittadine le quali si sono distinte sin dall’800 in numerosi concorsi musicali internazionali e per le tradizioni enogastronomiche legate alla valorizzazione dei prodotti della terra: dal vino, alle verdure di campo con le quali sono arricchiti i piatti tipici (prodotti aderenti ad un sistema di qualità, DOP, biologici, tradizionali). Tra i riti della Settimana Santa sanseverese degno di nota è l’antico rito del Mercoledì Santo con l’Ufficio delle Tenebre viene officiato dai Confratelli della Arciconfraternita dell’Orazione e Morte nel giorno del Mercoledì Santo alle ore 21, nella chiesa di S. Maria della Pietà. È tratto dal Breviario dell’Ufficio Divino, come una volta era chiamata la “liturgia delle ore” ed è chiamato “delle Tenebre” per ricordare gli antichi riti notturni, in relazione alle Tenebre che secondo le Sacre Scritture accompagnarono la morte di Cristo rievocando l’immagine della Chiesa che brancola nel buio senza il suo Dio. Prevede tre notturni, ciascuno dei quali costituito dalla recita di tre salmi, tre letture, tre responsori. Fino agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, questo rito era celebrato in tutte le chiese di San Severo, soprattutto ad opera delle Confraternite impegnate nelle tradizionali liturgie della Settimana Santa, tra le quali quella dell’Orazione e Morte. Di forte immagine simbolica, il rito si svolge come prescritto dal “Liber Usualis” e prevede l’utilizzo del classico candelabro triangolare con 15 candele detto “saittia”, le cui candele vengono spente gradualmente alla fine di ogni canto; si conclude con il “terremoto” ovvero il fragore e lo strepitio provocato dall’utilizzo di tradizionali strumenti di legno e dal battere i breviari sul coro e sui banchi, a rievocare il fragore che scosse la terra quando Gesù spirò.
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